Ci sono posti nel mondo in cui un genovese non avrà bisogno di interpreti, infatti esistono delle comunità....

Parlare genovese

Ci sono posti nel mondo in cui un genovese non avrà bisogno di interpreti, infatti esistono delle comunità, più o meno grandi, in giro per il mondo dove si parla (o si parlava) il genovese, ma facciamo un passo indietro.

La politica estera della Repubblica di Genova, dagli albori dell'anno mille fino alle soglie dell'era moderna, fu prevalentemente quella di garantire ai cittadini  una fitta rete di rotte mercantili, con la presenza di delegazioni nelle città portuali e spesso con il controllo o con  l’acquisizione di nuovi territori in Europa, Asia e Africa talvolta anche in zone non costiere, la massiccia presenza di genovesi non poteva non generare in queste terre influenze, alcune di queste sono arrivate fino ai giorni nostri.

Oggi voglio soffermarmi sui dialetti originati dalla lingua ligure diffusa dai coloni soprattutto dal XII al XVIII secolo, alcuni di questi sono ancora in uso:

• il dialetto bonifacino (bunifazzin), parlato a Bonifacio in Corsica

• il tabarchino (tabarchin), parlato a Carloforte e a Calasetta in Sardegna, originalmente la varietà di coloni pegliesi che colonizzarono Tabarca (Tunisia) nel 1542, e che fu lingua commerciale in Tunisia fino alla fine del XIX secolo. È parlato in Sardegna da circa 15.000 persone. È riconosciuto come lingua comunale a Carloforte e Calasetta e come lingua minoritaria dalla regione Sardegna e dallo stato italiano. Nel 1768 una colonia tabarchina si installò prima ad Alicante e poi nell'isola di Nueva Tabarca in Spagna, il tabarchino a Nueva Tabarca si è estinto a fine '800.

• il monegasco (munegascu), a Monaco, dove la popolazione si insediò al seguito della famiglia Grimaldi nel XIII secolo. Malgrado la grave crisi nell'uso, al monegasco sono riconosciute prerogative di lingua nazionale.

• il dialetto figun parlato in alcune località della Provenza orientale. Ai primi del Novecento questa varietà era ancora parlata nei centri di Biot, Vallauris, Escragnolles e Mons: in quest'ultima località sopravvisse ancora per qualche decennio nel corso del Novecento.

• il genovese della Caleta o Catalan Bay a Gibilterra. Gli ultimi parlanti morirono alla fine degli anni Settanta del XX secolo.

• il tabarchino della Tunisia, parlato soprattutto a Tunisi, del quale si hanno notizie certe fino ai primi del Novecento.

• Il dialetto dell'isola di Capraia, su base corso-toscana ma con elementi grammaticali e lessicali liguri dovuti alla dipendenza dell'isola dal governo genovese della Corsica e dalla sua appartenenza amministrativa alla Provincia di Genova fino al 1927.

• Il dialetto dell'isola La Maddalena in Sardegna, originato da una varietà corsa frammista col bonifacino, e successivamente (sec. XIX) esposta a un forte influsso diretto del genovese all'epoca della creazione dell'arsenale navale.

• Il dialetto di Aiaccio e Calvi in 

• Il dialetto llanito parlato a Gibilterra, frutto della commistione di inglese, spagnolo e in minor misura genovese; quest'ultima componente è particolarmente vistosa nella varietà di llanito parlata a Catalan Bay.

• Il dialetto chiotico parlato nell'isola di Chios in Grecia, a lungo colonia genovese, nel quale furono presenti numerosi elementi lessicali liguri; oggi tale varietà è di fatto estinta.

Componenti liguri variamente significative si riconoscono anche nel dialetto e nei dialetti alto italiani o galloitalici della Sicilia e della Basilicata, le cui caratteristiche rimandano con ogni probabilità a fenomeni migratori provenienti dall'area montana della Liguria occidentale intorno al XII secolo e al XIII secolo.

Il genovese si è diffuso anche in America Latina, gruppi di emigrati liguri presenti in Cile, in Perù e Argentina formarono importanti isole linguistiche, basta pensare alla Boca, quartiere del porto di Buenos Aires abitato in massima parte da marinai genovesi immigrati; ancor oggi gli abitanti della Boca si chiamano xeneizes, scritta che appare sulle magliette squadra di calcio del Boca Juniors.

Voglio concludere con una rima di un anonimo genovese del XIII secolo.

« Tanti sum li Zenoeixi, e per lo mondo si desteixi, che dund eli van e stan un'aotra Zena ghe fan »

« Tanti sono i genovesi, per il mondo così dispersi, che dove vanno e stanno un'altra Genova fanno »

 

 

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