Stabat Mater è il secondo capitolo della Trilogia sull’identità di Liv Ferracchiati, punto d’arrivo di un’intensa «ricerca antropologica sentimentale» sul transgenderismo. Il testo, vincitore del Premio Hystrio Nuove Scritture di Scena 2017, è uno squarcio sulla vita del trentenne Andrea, un uomo in un corpo dalle sembianze femminili, che pretende ordinarietà da una situazione straordinaria. Nell’affannoso tentativo di “vivere al maschile”, Andrea deve fare i conti con le difficoltà di entrare nel mondo degli adulti e con una madre che non accetta che la figlia da lei generata sia in realtà un figlio.
Stabat Mater indaga e sviscera le complesse dinamiche del distacco dalla madre, una “gigantesca” Laura Marinoni che appare in video come una presenza ingombrante. Per lo scrittore Andrea la parola diviene, dunque, lo strumento attraverso il quale riappropriarsi della sua identità.
Dice il regista presentando il lavoro: «La direzione dell’attore si fonda sullo sforzo costante di una ricerca dell’autenticità, è una sorta di seconda partitura testuale fatta di pause, relazioni, ritmi martellanti o blandi. Dinamiche emotive ogni volta rinnovate dall’ascolto dell’unicità del momento, una parola recitata, a tratti smozzicata, che, organica alla drammaturgia del testo, alterna momenti di quotidianità esasperata ad invenzioni che la vanno ad alterare, come quando i “Pensieri Elementari” del protagonista sospendono dialoghi e intreccio. I “Pensieri Elementari” sono gli a-parte di Andrea, quei passaggi nei quali sfoga la sua piena emotiva e passionale con monologhi in metrica, che mostrano le trame del suo teatro interiore»
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