La Liguria è stata frequentata da varie specie di ominidi (Homo heidelbergensis, H. neanderthalensis e, infine, H. sapiens) a partire da almeno 350.000 anni fa. Reperti rinvenuti in aree limitrofe, poco oltre il confine con la Francia, attestano una frequentazione dell’arco ligure provenzale che risale anche a 1.200.000 anni fa. Il clima mite, la presenza di varie risorse alimentari e di materiali utili ha da sempre favorito la presenza dell’uomo in questa regione. L’impatto sul territorio è stato inizialmente irrilevante, data la bassa densità delle popolazioni, ma con la “rivoluzione neolitica”, che segna l’abbandono della condizione di cacciatori-raccoglitori, prettamente nomadici, in favore di attività agro-pastorali stanziali, il paesaggio ligure ha iniziato a modificarsi, in modo irreversibile, fino ai giorni nostri.
Lo sfruttamento del territorio è progressivamente aumentato di intensità di pari passo con l’acquisizione di nuove conoscenze pratiche tramandate oralmente o, in tempi recentissimi, con il progressivo avanzamento delle conoscenze scientifiche che hanno permesso di sfruttare in modo ancora più raffinato le risorse disponibili.
Tutto ciò è stato un battito di ciglia in termini temporali rispetto alla storia del nostro Pianeta, ma gli effetti dell’azione umana sono evidenti ovunque.
La mostra intende ripercorrere, lungo il filo temporale della storia, il susseguirsi delle principali “rivoluzioni”, da quella neolitica fino al boom economico post-bellico che segna l’inizio dell’Antropocene, che hanno trasformato la Liguria e il suo mare.
Personaggi d’eccezione che hanno fatto la storia dell’esplorazione del nostro territorio -Lorenzo Pareto, Don Nicolò Morelli, Arturo Issel, Clarence Bicknell – “riportati in vita” dall’intelligenza artificiale narreranno in prima persona le ricerche e le scoperte a cui hanno dedicato la loro vita di studiosi.
Grazie alle importanti collezioni storiche e fonti di archivio dell’Università degli Studi di Genova, sarà possibile scoprire le molteplici attività umane che intrecciandosi nel corso dei millenni hanno costruito il paesaggio della Liguria.
Sarà possibile inoltre osservare i prodotti dell’Antropocene, come cemento, plastica, metalli e altri materiali inquinanti, che condizionano negativamente gli ambienti marini e terrestri della Liguria e conoscere le attività che l’Università degli studi di Genova ha messo in campo da tempo per l’analisi dell’impatto umano e il restauro ambientale.
L’intera mostra ruota attorno alla linea temporale (CHRONOS) che intercorre tra la transizione di Homo sapiens da cacciatore-raccoglitore a creatore di società industriali e delle comunicazioni. La “H” di CHRONOS ha la forma dello “Stregone”, una celebre incisione rupestre scoperta da Bicknell nella valle delle Meraviglie.
Le braccia alzate che brandiscono due pugnali richiamano l’attitudine aggressiva dell’uomo nei confronti dell’ambiente. Un essere particolare, l’uomo, “nato con la capacità di sopravvivere e continuare ad evolversi, capace di rendere eterna anche la biosfera. E tuttavia arrogante, sconsiderato, letalmente predisposto a favorire sé stesso, la sua tribù e futuri a breve termine” (Edward O. Wilson, dal prologo di “Metà della Terra, salvare il futuro della vita” 2016)
tutti i giorni, ore 10 – 19. Ingresso libero
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