Foto di Paola Spinola

Porta Soprana

"Le mura del secolo X, spiccavansi dal Castello di Sarzano e percorrendo la cima di Ravecca dirigevansi al Brolio. Innanzi che raggiungere questo si apriva una porta che per essere la più elevata, fu distinta col nome di Porta Soprana, superana ossia superiore"

Cit. Francesco Podestà, Il colle di Sant'Andrea in Genova, "Atti della Società Ligure di Storia Patria", v. XXXIII

La primitiva Porta Soprana sorse con la costruzione delle mura "carolinge" nel 935 e costituiva uno dei cinque accessi alla città medievale, insieme alle porte di Serravalle, di San Pietro, di San Torpete e la Porta Castri.

Molto probabilmente però, una porta era già presente in questo punto ancora prima e faceva parte della cinta di epoca romana, costruita nel II secolo a.C., come attesta Filippo Casoni nei suoi Annali della Repubblica di Genova (1708): "Nella detta piazza di San Donato il muro faceva un piccol gomito e, sopra le pendici del declivio di Macagnana per il Prione, ascendeva alla chiesa di Sant'Andrea, ove era un'alta porta chiamata da questo Santo ancor oggi".

L'attuale Porta Soprana fa parte del sistema difensivo noto come Mura del Barbarossa, la terza cinta muraria, la cui erezione fu deliberata nel luglio del 1155, in risposta alle minacce di Federico Barbarossa. Contrariamente alla leggenda tramandata dal Caffaro, secondo la quale ci vollero solo cinquantatrè giorni per costruire le mura, i lavori si protrassero fino al 1163.

Sui fianchi interni della porta furono collocate due lapidi marmoree ancora visibili: su di esse sono riportati i nomi dei quattro Consoli allora in carica e sono narrate le glorie e i trionfi della città.

Con la costruzione della V cinta muraria più esterna (1320) Porta Soprana perse il ruolo di primo accesso alla città e quindi anche il suo scopo difensivo. Coi secoli si addossarono ad essa diverse abitazioni fino al punto da inglobarla quasi completamente.

Alla fine del XIX secolo venne pesantemente restaurata: fu liberata delle costruzioni attorno e, pur rispettando la struttura originale, arricchita di merli posticci che testimoniano più il gusto eclettico dell'epoca che l'aspetto originale.

Dalle sue torri alte 32 metri si gode di un panorama molto suggestivo ma molto diverso da quello che si presentava quasi nove secoli fa al tempo della sua costruzione.

Non più un quartiere popolare, dove le lavandaie attingevano acqua dal barchile di Ponticello ma una piazza in stile anni '30, dove gruppi di turisti si accingono a varcare quell'antico e maestoso accesso per poi perdersi nei mille caruggi della città.

 

Paola Spinola

 

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