Lapide in salita alla Torre degli Embriaci

In salita alla Torre degli Embriaci possiamo scorgere questa lapide marmorea che recita

OPERA DEGLI EMBRIACI, COETANEA DEL PATRIO COMUNE, DALLE LEGGI NELL'ECCEDENTE SUA ALTEZZA RISPETTATA, BENCHÉ TRAPASSATA IN CATTANEO, IN SALE, IN BRIGNOLE SALE, RECANDO AI POSTERI IN UN COLLA PIAZZA, PALAGIO E VIA, IL NOME DEI FONDATORI, STA DI PIETOSO EROISMO E DI CIVILE GRANDEZZA MONUMENTO E TESTIMONIO. LUDOVICA BRIGNOLE SALE IN MELZI D'ERIL V'APPOSE QUEST'EPIGR. NEL MDCCCLXIX

La lapide ci racconta alcune cose interessanti ed una storicamente falsa.
La torre viene definita "coetanea del patrio comune". L'atto di nascita del libero comune di Genova risale al 1097 (secondo alcune fonti 1099), quando, dietro iniziativa del vescovo Airaldo, venne costituita la Compagna Communis.
Nel 1196 venne emanato un provvedimento per limitare l'altezza delle torri ad 80 palmi, circa 20 metri, e quelle eccedenti tale misura vennero "capitozzate", cioè tagliate. Tutte tranne una, quella attribuita a Guglielmo Embriaco, colui che cento anni prima aveva conquistato Gerusalemme durante la prima Crociata: un autentico eroe genovese 🙂
Come dice la lapide, la proprietà della torre passò di famiglia in famiglia, ai Cattaneo, che in questa zona concentravano le loro proprietà, ai Sale che poi formarono un'unica famiglia con i Brignole. E fu proprio una Brignole-Sale, Ludovica, che nel 1869 fece apporre questa lapide.
Una storia interessante se non fosse che si parte da un presupposto sbagliato: quella che ancora oggi svetta accanto al complesso di Santa Maria di Castello non è la torre degli Embriaci. Studi recenti ne attribuiscono la fondazione alla famiglia De Castro. Gli Embriaci avevano le loro proprietà un po' più in alto, in prossimità di Santa Maria in Passione.
Ma l'erronea attribuzione ebbe comunque il merito di preservare per i posteri una testimonianza della Genova di quasi mille anni fa.

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