Via Balbi via deve il suo nome alla potente famiglia mercantile dei Balbi che ne promossero la costruzione.....

Palazzo Reale

Via Balbi via deve il suo nome alla potente famiglia mercantile dei Balbi che ne promossero la costruzione nei primi anni del XVII secolo. La parte iniziale della via è invece di costruzione più recente (XIX sec.). A metà di Via Balbi si trova il palazzo più importante della strada: Palazzo Stefano Balbi (oggi noto anche come Palazzo Reale), che è uno dei complessi sei-settecenteschi più importanti della città.

Su progetto del celebre architetto Bartolomeo Bianco, la costruzione iniziò nel 1618 e terminò verso il 1620. Nel 1643 iniziò la seconda fase della costruzione. Un anno dopo, Ottavia, figlia di Gio. Agostino Balbi, finanziava il completamento dell’opera. Nel 1685 l’edificio - che allora si chiamava Palazzo della Corona - passò alla famiglia Durazzo che lo tenne fino al 1822, anno in cui fu ceduto alla casa regnante dei Savoia, ed assunse il nome attuale.
Palazzo Reale è stato affrescato da diversi artisti famosi. Fra gli affreschi più importanti sono da notare La Fama dei Balbi, un soffitto affrescato da Valerio Castello e Andrea Sighizzi; La Primavera che spinge lontano l'Inverno di Angelo M. Colonna e Agostino Mitelli e Giove che Manda Giustizia sulla Terra di G.B. Carlone. Altri dipinti includono due tele di Luca Giordano, il ritratto di Caterina Balbi Durazzo del Van Dyck ed altri dipinti di illustri maestri genovesi quali Bernardo Strozzi e Giovanni Benedetto Castiglione.
Dal 1922 appartiene allo Stato italiano e al suo interno è ospitata la Galleria di Palazzo Reale, museo statale aperto al pubblico. Palazzo Reale conserva i mobili originali di tutta la sua lunga storia ed include mobili genovesi, piemontesi e francesi della metà del XVII fino all'inizio del XX secolo. , e la suggestiva Galleria degli Specchi. Le stanze hanno lampadari di bronzo, di cristallo e di vetro dipinto ed anche vasi cinesi, giapponesi ed italiani, orologi, arazzi e sculture di Domenico Parodi.
Il giardino ospita un pregevole mosaico in ciottoli bianchi e neri, che un tempo era posto all’interno di un monastero, distrutto durante l’ultima guerra. Una targa all‘interno del giardino ricorda questo fatto. Al centro del giardino s’alza una bella fontana in marmo bianco. La riorganizzazione dell’annesso teatro del Falcone, ricostruito dopo la seconda guerra mondiale, e di altri spazi nell’ambito dell’edificio principale, permette al complesso di tornare a ospitare attività espositive.

 

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