Giuseppe Isola, il volto ligure del romanticismo storico

Giuseppe Isola nacque a Genova il 7 aprile 1808 e iniziò a esporre le sue prime sperimentazioni artistiche, tra cui alcune caricature, nella bottega di mobili del padre.

Le sue opere furono notate dal marchese Giancarlo Serra, il quale lo prese sotto la propria protezione permettendogli di frequentare l’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova e di proseguire la sua formazione a Firenze, in Lombardia e in Lazio. Dopo aver approfondito lo studio dei maestri antichi avvicinandosi alla resa cromatica di Domenichino, il giovane artista tornò in Liguria e studiò gli affreschi dei grandi decoratori del Cinquecento e del Seicento.

Legato agli insegnamenti accademici, Isola predilesse fin da subito soggetti storici e letterari. Il suo dipinto di esordio fu La congiura di Gian Luigi Fieschi, esposto nel 1834 alla mostra dell’Accademia Ligustica e considerato uno dei primi quadri liguri improntati al romanticismo storico.

Nel 1838 Isola fu arrestato, portato a Torino e interrogato a lungo a causa di un’opera eseguita l’anno precedente, La morte di Opizzino d'Alzate. In questo dipinto, che raffigurava la morte del tiranno per mano dei Genovesi, erano stati infatti riconosciuti alcuni ufficiali e giovani patrioti.

A partire dal 1841, i Savoia gli commissionarono varie opere, tra cui La strage degli innocenti (realizzata a Torino) e alcuni affreschi nel Palazzo Reale di Genova.

Successivamente eseguì altri affreschi per committenze pubbliche, tra cui l'allegoria del Commercio dei Liguri per il soffitto del Salone del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale e il Trionfo della Scienza in Liguria per l’aula magna dell'Università di Genova. Quest’ultimo fu in parte distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale.

Nel 1850, Isola espose alla Mostra della Promotrice delle Belle Arti di Genova alcune opere in cui l’elemento storico-letterario lasciava spazio ad una componente ritrattistica, come testimoniato dal dipinto Il Conte Ugolino nella Torre della fame. Continuò ad esporre alle Promotrici fino al 1892, l’anno prima della sua morte.

Già nominato Accademico di merito della Ligustica nel 1845, vi insegnò a lungo diventando prima direttore della scuola di disegno, poi di disegno dal rilievo e dal nudo, e infine di studio dal vero. Fu inoltre Presidente della Sezione delle Belle Arti della Società Ligure di Storia Patria, socio dell'Accademia nazionale di San Luca di Roma e delle accademie di Bologna e Perugia, pittore di famiglia della Duchessa di Galliera e direttore della Gallerie di Palazzo Bianco e Palazzo Rosso.

Attivo nel panorama artistico-culturale del suo tempo, fu amico di Giuseppe Verdi e maestro di Nicolò Barabino all’Accademia di Belle Arti.

Nel 1857 chiese di poter inviare un proprio autoritratto alla Galleria dei ritratti degli Uffizi di Firenze e dipinse l’Autoritratto, donato all’Accademia di Belle Arti di Genova nel 1863. L’opera conservata agli Uffizi a partire dal 1870 è una copia di quest’ultimo.

Maria Pia Demme

 

 

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