La Terza Cinta

Secondo la leggenda tramandata dal Caffaro, la terza cinta muraria di Genova, detta "del Barbarossa", venne innalzata in soli 53 giorni.

Si tratta appunto di una leggenda poiché, in realtà, occorsero almeno quattro anni per completarla. I lavori iniziarono nel 1155, in risposta alle minacce dell'imperatore Federico I di far valere, al di qua delle Alpi, i propri presunti diritti sulle città italiane. È comunque importante ricordare che la cinta muraria precedente, detta Carolingia, risultava ormai insufficiente e inadeguata, poiché l'abitato si era ormai esteso ben oltre il vecchio perimetro del IX secolo, ed era quindi necessario realizzare delle nuove fortificazioni. L'opera di costruzione fu interrotta e ripresa in più occasioni, a seconda delle minori o maggiori possibilità che la città potesse subire un attacco e nel 1159 poté finalmente dirsi completata.

Il primo tratto, da Sarzano a Porta Soprana, ricalcava grossomodo il tracciato delle precedenti cinte, iniziando dal portello nei pressi dell'attuale piazza di Santa Croce e cingendo interamente piazza Sarzano. Esso è in buona parte ancora visibile in vico sotto le Murette, vico chiuso di San Salvatore, salita di Coccagna e via di Ravecca (da via Francesca Ravasco tutto il tratto fino a Porta Soprana sarebbe percorribile a piedi ma in più punti è sbarrato da cancelli che danno adito a pertinenze private).

Da Porta Soprana le mura si discostavano dal precedente tracciato, ampliando notevolmente il territorio da esse delimitato: passando attorno all'ormai scomparso colle di Sant'Andrea giungevano alla Torre Friorente e al vicino portello di Sant'Egidio, posto all'incirca sull'asse dell'attuale Via XX Settembre. Da qui proseguivano salendo il colle di Piccapietra, ove si apriva la Porta Aurea. Dopo le demolizioni che hanno riguardato questa zona nel secondo dopoguerra, di essa rimangono solo vecchie immagini in bianco e nero e una traccia disegnata al centro di piazza Piccapietra, che tuttavia non corrisponderebbe in maniera esatta alla collocazione originaria del varco. Porta Aurea era simile alle imponenti porte di Sant’Andrea e di San Fede, con poderose torri a ferro di cavallo attorno alle quali, nei secoli successivi, sarebbero state addossate abitazioni civili che le avrebbero in parte inglobate. Purtroppo la speculazione edilizia e una visione retriva e ottusa di ciò che andrebbe preservato ci hanno privati per sempre di questa importante testimonianza del nostro passato.

Ridisceso il colle si arrivava alla Porta di Murtedo, collocata presso l'attuale largo Eros Lanfranco, e si proseguiva salendo nell'area dove oggi troviamo Villetta Di Negro, nel cui punto più alto si ergeva la Torre di Luccoli.

Il continuo saliscendi del tracciato, dovuto all'asprezza del territorio, proseguiva lungo salita delle Battistine, dove è ancora visibile un tratto delle mura, fino a raggiungere la zona dell'attuale piazza Portello. Il toponimo deriva proprio dalla presenza di una porta da cui si poteva uscire dalla città per risalire lungo le pendici circostanti, al tempo adibite a coltivazioni, e che venne abbattuto a metà del XIX secolo. Da qui le mura salivano fino al culmine del monte Albano dove si trovava la Torre di Castelletto, raggiungendo la quota più elevata di tutto il tracciato, per poi ridiscendere fino alla zona della Zecca. Di questo tratto resta soltanto un piccolo adito, il portello di Pastorezza, fra la salita dell’Acquidotto e salita della Rondinella. Dalla Zecca le mura proseguivano lungo il tracciato dell’attuale via Bensa fino alla piazza della Nunziata. Qui erano presenti la Torre e la Porta di Sant’Agnese e, all’angolo con l’attuale via delle Fontane, la Torre di Santa Sabina, così chiamata dall’omonima chiesa. L’ultimo tratto correva perpendicolare alla linea di costa e sull’asse di via del Campo fu innalzata la Porta di San Fede, poi detta Porta dei Vacca dal nome della famiglia che aveva eretto le proprie abitazioni nei suoi pressi.

Il perimetro della terza cinta raggiunse i 1641 metri, più del doppio di quella precedente, comprendendo al suo interno le zone del Brolio, di Banchi, la Maddalena e Via del Campo ma lasciando ancora all’esterno la zona del Carmine che verrà integrata solo con l’ampliamento del 1346

Paola Spinola

 

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