Palazzo Gio Battista Spinola

Edificato intorno al 1563 su commissione dei fratelli Andrea e Gio. Batta, appartenenti alla famiglia Spinola del ramo di Vergagni che lo edificano su un lotto acquistato da Costantino Gentile nel 1551.

Terzo palazzo della famiglia nella Strada Nuova, passò ai Doria nel XVIII secolo (1723), che lo detengono ancora oggi e ne aggiornarono parte delle decorazioni cinquecentesche secondo il nuovo gusto rocaille. Presente già nel primo rollo del 1576, edificato da Bernardino Canto ne e da Giovanni Batista Castello detto il Bergamasco entro il 1567, nel 1590 completò la sua magnificenza con la realizzazione dei un giardino, sviluppato su terreno di riporto a valle dell’edificio stesso.
Il possente volume cubico affaccia sulla Strada Nuova con un prospetto ritmato dalle bucature alternate a coppie di lesene organizzate sui tre registri separati da marcapiani: uno schema sopraelevato rispetto a quanto era stato testimoniato dallo stesso Pietro Paolo Rubens nella seconda edizione dei Palazzi Moderni di Genova, raccolta dedicata al modello residenziale genovese pubblicata ad Anversa nel 1652.
L’organizzazione spaziale del piano terreno è fondato sul cannocchiale ottico che mette in comunicazione visiva diretta il giardino con l’atrio, passando per il cortile, dal quale è separato attraverso un diaframma colonnato che gira tutto attorno.
Il bombardamento navale voluto dal Re Sole nel 1684 provoca ingenti danni all’edificio, che vede la ricostruzione della facciata e un generale rifacimento dei suoi spazi ( tra i quali il tamponamento del loggiato sul giardino) ad opera dell’architetto Antonio Ricca senior.
Gli spazi del primo piano nobile si articolano attorno al grande salone affacciato sulla Strada Nuova, le cui pareti sono parzialmente coperte da grandi arazzi di manifattura fiamminga. La decorazione ad affresco, realizzata da Andrea Semino, è totalmente dedicata alle imprese della famiglia Spinola: dall’Ambasceria presso Federico Barbarossa in cui Oberto Spinola e Caffaro chiedono il riconoscimento della Compagna Communis (volta), sino alla Presa di Acri da parte di Guido Spinola (parte sud). Nella volta di uno dei salotti laterali è invece Luca Cambiaso a lasciare alcune preziose testimonianze pittoriche di matrice mitologica, che raffigurano scene di superbia punita (la Caduta di Fetonte e altre scene tratte dai repertori ovidiani). Ancora oggi, benchè molto meno ricca di quanto testimoniato in passato, il palazzo ospita una notevole quadreria, con preziosi esempi di scuola veneta e genovese tra il XVI e il XVII secolo.

 

(VisitGenoa)

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