L’Ultima Cena di Procaccini

La più grande tela presente a Genova, Ultima Cena, si trova nella Basilica della Santissima Annunziata del Vastato. Imponente con i suoi 40 metri quadri, è purtroppo un’opera molto spesso trascurata a causa della sua ubicazione sulla controfacciata della chiesa, a 16 metri d’altezza.

L’artista, Giulio Cesare Procaccini, nasce a Bologna nel 1574 da una famiglia di noti pittori. A undici anni si trasferisce insieme alla famiglia a Milano, diventata con la Controriforma un centro artistico vitale e innovativo.

A sedici anni inizia a lavorare presso il cantiere del Duomo, un’esperienza che influenzerà il carattere scultoreo della sua produzione artistica soprattutto nel periodo appena precedente alla sua morte, avvenuta nel 1625. Nel suo ultimo quadro, l’Autoritratto (realizzato nel 1624 e conservato nella Pinacoteca di Brera), il pittore sembra più anziano della sua età e rivolge allo spettatore uno sguardo così penetrante, profondo e carico di malinconia da provocare una stretta al cuore.

Nonostante siano diverse le opere che Procaccini esegue durante il soggiorno a Genova, il bozzetto preparatorio dell’Ultima Cena e il dipinto stesso sono particolarmente importanti per l’influsso che avranno sullo stile di grandi artisti, primo fra tutti Bernardo Strozzi.

La tela viene dipinta nel 1618 per il refettorio del convento dell’Annunziata ed è originariamente pensata per essere posta a due o tre metri d’altezza.

Così vicina al suolo, l’opera è tanto monumentale da togliere il fiato. I personaggi sono alti più del doppio rispetto al naturale e i singoli dettagli appaiono perfettamente visibili. La dinamicità della composizione, l’uso magistrale del colore e la teatralità drammatica dei giochi di luci ed ombre coinvolgono lo spettatore, dando alla scena un forte carattere emozionale.

La collocazione attuale è voluta nel 1686 dalla famiglia Lomellini, che affida a Taddeo Carlone le prime modifiche architettoniche della chiesa. Per adattare il dipinto alla forma della nuova cornice vengono fatte delle aggiunte chiaramente visibili ancora oggi.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, i bombardamenti distruggono molti capolavori conservati nella Chiesa della Annunziata, tra cui alcuni di Domenico Fiasella.

In questa occasione l’Ultima Cena non subisce danni, ma nel 2013 un’ampia porzione della tela inizia a staccarsi dal supporto. I complessi restauri sono affidati al Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, che nel corso di tre anni si occupa di ripulire l’opera e di realizzare un nuovo supporto.

Riportato nella Basilica della Santissima Annunziata del Vastato, il dipinto viene eccezionalmente esposto nella navata sinistra per essere ammirato da vicino, prima di essere nuovamente collocato al proprio posto sulla controfacciata.

Maria Pia Demme

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